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Fine di una storia

di Graham Greene
Libro del mese di maggio 2024 (n. 179)

«Uno fra i romanzi migliori, fra i più sinceri, fra i più commoventi del nostro tempo».

William Faulkner

Sarah Miles e Maurice Bendrix sono stati amanti durante la guerra. Il loro è un amore clandestino, rabbioso, quasi feroce. Una passione così assoluta che perfino i terribili bombardamenti tedeschi su Londra sembravano solo un sottofondo rumoroso. Il marito di lei, Henry, alto funzionario, non aveva mai dato segno di sospettare. Poi, Sarah aveva troncato di netto la relazione, improvvisamente e senza nessuna spiegazione.

Dopo quasi due anni, finita la guerra, un incontro casuale tra Bendrix e Henry Miles riaccende la gelosia dell’ex amante: Bendrix non crede che Sarah sia semplicemente tornata dal marito; «l’odio, il sospetto e l’invidia», mai realmente sopiti, lo spingono ad assoldare un investigatore privato che pedini Sarah alla ricerca di un «terzo uomo».

Ma che cosa ha capito Bendrix, che di mestiere scrive romanzi, ricordando il passato amore e inseguendo, attraverso i resoconti del detective, il presente di Sarah? Che cosa ha capito della «fine di una storia»? Il diario di Sarah svela un’altra verità. Non è solo l’ossessione, a volte selvaggia e spietata, di Bendrix che ha distorto la sua versione dei fatti. È anche che la storia di Sarah ha intrapreso una strada incommensurabile dove si incontra l’assurdo della fede, come desiderio di non essere soli nel deserto. Pubblicato nel 1951, Fine di una storia – da Greene definito il suo «Great Sex Novel» – è un romanzo lancinante, il resoconto di un amore carnale, immenso, crudele, in cui, per via dell’enormità della guerra, irrompe il divino. Ma è un divino diviso, tragicamente incerto, rischioso. Alla fine di questa storia, al di là dello scandalo e delle censure, resta – ha scritto Scott Spencer nella sua introduzione – la «convinzione che anche nelle circostanze più squallide ci sia qualcosa che non si vede, qualcosa che resiste e nobilita».

Autore

Di Graham Greene (1904-1991), scrittore, giornalista, autore di reportage di viaggio, ma anche agente segreto di Sua Maestà Britannica, Sellerio ha già pubblicato Il console onorario (2019), Il treno per Istanbul (2019), Il fattore umano (2020), Una pistola in vendita (2020), Il terzo uomo (2021), In viaggio con la zia (2022), Un Mondo tutto mio. Diario dei sogni (2022), Brighton Rock (2023), Fine di una storia (2024) e sono in via di pubblicazione, tra gli altri: I commedianti, Il nocciolo della questione, L’americano tranquillo.

Chi dice e chi tace

Di Chiara Valerio

Libro del mese di aprile 2024 (n.178)

Una delle scrittrici più eclettiche e coinvolgenti del panorama letterario italiano. Un ritratto di donne in costante mutazione, un’indagine tra silenzi e dicerie di provincia.

Scauri, affacciato sul Tirreno, è l’ultimo paese del Lazio, un posto né bello né brutto, con una sua grazia scomposta. Qui negli anni Settanta si trasferisce Vittoria, è arrivata assieme a Mara, forse l’ha adottata, forse l’ha rapita, si dicono tante cose. Vittoria, con la sua risata che comincia bassa e finisce acuta, è una donna distaccata e affabile, accogliente ed evasiva; ha comprato una casa nella quale tutti possono entrare e uscire, ha aperto una pensione per animali quando in paese i veterinari si preoccupano solo di mucche e conigli. Vittoria non ha mai litigato con nessuno, non ha mai cambiato taglio di capelli. La sua generosità è inesauribile, alcune sue abitudini sono diventate moda comune. Il paese non la capisce, eppure si sente attratto da lei.
Vittoria viene ritrovata morta nella vasca da bagno, uno stupido incidente, una fine improbabile. Il paese accetta, perché sa capire le disgrazie e tace, Lea Russo invece no. Lea, che fa l’avvocato, ha un marito, due figlie e una vita ricca di impegni, è sempre stata affascinata da Vittoria. Non vuole accontentarsi di ciò che ha avuto sempre davanti agli occhi. Vuole capire come è morta Vittoria, e chi era davvero. Ciò che emerge della donna, del suo passato insospettabile, spinge Lea Russo lungo un sentiero su cui è difficile avanzare, e dal quale è impossibile tornare indietro. Qui scopre l’evanescenza dell’identità, la sua e quella di tutti. Qui scopre, senza riuscire a contarle, quante sono le facce della violenza. Storia nera di personaggi, indagine su una provincia insolita, ritratto di donne in costante mutazione. In Chi dice e chi tace niente rimane mai fermo, le passioni, le inquietudini, le verità e gli enigmi, i silenzi del presente e il frastuono del passato: tutto sempre si muove, tutto può sempre cambiare.

2024

La memoria n. 1298

storia di un abito inglese e di una mucca ebrea

di Suad Amiry
Libro del mese di marzo 2024 (n. 177)

Palestina, 1947. Giaffa è una città viva di mercati, caffè, strade affollate, aperta sul mare pescoso e chiusa da distese immense di aranceti profumati. Subhi è un ragazzo che sogna di diventare il Miglior Meccanico della città. È in effetti un talento e quando riesce a riparare una pompa d’irrigazione, il ricco uomo d’affari che lo ha messo alla prova gli fa confezionare, in segno di riconoscenza, un abito inglese in lana di Manchester. Subhi è al settimo cielo e con quell’abito acquista una nuova consapevolezza di sé e della città in cui si muove, ma soprattutto immagina di indossarlo, malgrado il caldo, per fare colpo sulla ragazza dei suoi sogni, la giovanissima e bellissima Shams. Peccato che non siano tempi facili, tanto più per le storie d’amore: gli inglesi, che da oltre vent’anni amministravano la Palestina, dichiarano concluso il loro mandato e finiscono con il fomentare le già forti tensioni tra gli ebrei sempre più numerosi e i residenti palestinesi. Nel 1948 arriva l’attacco deliberato, quello che fu chiamato Nakba, la catastrofe: le forze israeliane ben equipaggiate dalla Gran Bretagna bombardano Giaffa senza pietà, la occupano, la riducono a una città fantasma. Traditi gli accordi, sono disperse centinaia di famiglie, le abitazioni e gli aranceti sono espropriati, la vita quotidiana è sfigurata da uno stato di polizia. E in quel teatro di caos e di morte le giovani anime di Subhi e Shams, perduti l’uno all’altra, disegnano sulla mappa della Storia il loro destino, senza rassegnazione, illuminati dalla certezza di appartenere a una terra, alla gente che l’ha abitata, a una avventurosa speranza, che, come in un sogno, è di volta in volta l’apparizione di una mucca sfortunata, la morbida eleganza della lana di Manchester, o un coloratissimo volo di aquiloni. Suad Amiry ha saputo ascoltare i veri protagonisti di questo racconto, ha saputo narrare una promessa d’amore, ha saputo mettere nel cuore di un ragazzino la meraviglia di esistere e ha intessuto tutto questo dentro una delle pagine più drammatiche e meno note del secolo scorso.

Suad Amiry

Architetto palestinese, fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation a Ramallah.
Cresciuta tra Amman, Damasco, Beirut e Il Cairo, ha studiato architettura all’American University di Beirut e all’Università del Michigan, specializzandosi infine a Edimburgo.
Dal 1981 insegna archittettura alla Birzeit University e, da allora, vive a Ramallah. Ha scritto e curato numerosi volumi sui differenti aspetti dell’architettura palestinese. Da Feltrinelli sono usciti: Se questa è vita. Dalla Palestina in tempo di occupazione (2005), Niente sesso in città (2007), Murad Murad (2009), Golda ha dormito qui (2013), Damasco (2016). Nel 2020 Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea è stato pubblicato da Mondadori.
Le è stato assegnato il Premio Nonino Rist d’Aur – Barbatella d’Oro 2014 con la seguente motivazione: “Poliedrica donna di cultura palestinese che si batte da sempre per la pace. Alla ricerca delle proprie radici, ha fondato il Riwaq Center for Architectural Conservation a Ramallah – che dirige da anni – nato per salvaguardare e catalogare lo straordinario patrimonio artistico palestinese e con esso le tradizioni e la memoria del suo popolo, basi indispensabili per la costruzione di un futuro possibile. Da scrittrice ha usato il fioretto con Sharon e mia suocera, sottile e ironico testo, e la sciabola in Murad Murad, devastante racconto dove denuncia i diritti negati e le dignità calpestate di esseri umani che vivono nella speranza di un futuro di libertà.”

Le streghe di Manningtree

di A.K. Blakemore

Libro del mese di febbraio 2024 (n.176)

Inghilterra, 1643. Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata. In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West, figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»; tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes. Finché, a scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a porre strane domande. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e inizia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più incalzante…
Le streghe di Manningtree è la storia di una piccola comunità lacerata dalla lenta esplosione del sospetto, in cui il potere degli uomini è sempre più illimitato e la sicurezza delle donne sempre più minata. Il primo romanzo di A.K. Blakemore, premiato in patria come miglior esordio dell’anno, sostenuto da una scrittura magistrale e pervaso di atmosfere vivide, è un libro emozionante e viscerale che ha rivelato un nuovo, straordinario talento.

«Non è solo il miglior romanzo d’esordio che io abbia letto da anni, è il miglior romanzo storico che io abbia letto dai tempi di Wolf Hall».
Sandra Newman

«Ho adorato questo esordio: affascinante, avvincente, sconvolgente. Blakemore cattura in maniera indimenticabile la vergogna della povertà e dell’abbandono sociale e l’intrigante minaccia costituita dalle donne lasciate sole, ma unite, in un romanzo che trasporta il lettore nel mondo di coloro che la Storia ha cercato di rendere muti».
Megan Nolan

«Un esordio eccezionale. Riconosciamo queste donne – i loro desideri, le loro paure e la loro rabbia – perché, sembra suggerire il romanzo, non c’è molto che ci separi da loro, dopotutto».
«The Observer»

«Una lingua di una bellezza irresistibile. Le streghe di Manningtree si avventura in luoghi oscuri, ma lo fa portandosi dietro un pugnale ingioiellato. Un libro che appartiene ai perseguitati. In queste pagine, in tutto il loro ordinario splendore, quelle donne possono finalmente vivere».
«The Guardian»

A. K. Blakemore

Autore, poeta e traduttore inglese

Amy Katrina Blakemore (nata nel 1991) è un’autrice, poetessa e traduttrice inglese.

Vita e carriera

Blakemore è nato a Londra nel 1991. Ha studiato lingua e letteratura all’Università di Oxford. Ha pubblicato due raccolte di poesie full-length, un romanzo e un manifesto di un poeta, oltre a tradurre il lavoro del poeta del Sichuan Yu Yoyo e contribuire a varie pubblicazioni e raccolte letterarie.

Premi e riconoscimenti

All’età di 15 anni, ha fatto pubblicare la sua poesia Peckham Rye Lane sul London Evening Standard. Blakemore è stato Foyle Young Poet of the Year nel 2007 e nel 2008. È stata insignita del Premio Melita Hume 2014 che le ha portato a pubblicare la sua prima raccolta full-length di poesie Humbert Summer. Nel 2017, la Società di Poesia l’ha invitata a scrivere un “manifesto di poesia”, che ha chiamato “Il fiore è per sempre il mio capitano”. È apparsa al Greenbelt Festival nel 2018. La sua seconda raccolta di poesie, Fondue, ha ricevuto il Premio Ledbury Forte 2019. Il romanzo d’esordio di Blakemore The Manningtree Witches ha vinto il Desmond Elliott Prize 2021.

La malizia del vischio

di Kathleen Farrell

Libro del mese di gennaio 2024 (n. 175)

Nella sua prima traduzione italiana, La malizia del vischio di Kathleen Farrell è un irriverente romanzo a sfondo natalizio che combina deliziose atmosfere rétro, spietate battute al vetriolo e una sfilata di personaggi in cui ogni lettore ritroverà qualcosa di sé – e del proprio Natale in famiglia.

In una località sulla costa del Sussex, una famiglia si appresta a riunirsi nella dimora dell’anziana matriarca per trascorrere le festività natalizie. Fuori soffia un vento freddo, la neve comincia a cadere e la tirannica padrona di casa è pronta ad accogliere la sua ribelle nidiata. A mano a mano che arrivano gli ospiti, ognuno con il suo carico di segreti, risentimenti e drammi personali, l’atmosfera si scalda: il fuoco viene acceso, lo sherry versato, i regali incartati e gli artigli affilati. Molte sono le tensioni nascoste che strisciano silenziose per i corridoi della grande casa: la nipote Bess, che vive con la zia, asseconda tutti i suoi capricci ma in realtà fantastica di fuggire; la figlia Marion è bersagliata dalla madre per il fatto di essere una donna in carriera e sfoga la propria frustrazione sul malcapitato marito; il figlio Adrian, inadeguato sotto tutti i punti di vista, si presenta a casa della madre ubriaco e pronto a dare spettacolo; il nipote Piers, giovane ambizioso e avventato, si diverte a corteggiare la cugina Bess, del tutto incurante delle possibili conseguenze. E se inizialmente gesti, sguardi e frecciatine sono ammantati dal velo ingannevole delle buone maniere, nell’arco di tre giorni può succedere di tutto, e i membri della famiglia faranno bene a prepararsi a un finale… scoppiettante.

«Conforto e gioia letteraria. Mi ha aiutata a superare il lutto per i Cazalet».
Meg Mason

«Un’istantanea deliziosa della vita familiare del dopoguerra. Una storia in cui ribollono feroci risentimenti e tensioni a tratti insostenibili che intrappolano lentamente il lettore in un filo spinato decorato di orpelli».
Janice Hallett

«Non c’è una battuta, una piega, un guizzo che Kathleen Farrell non colga in questa commedia di costume elegante, penetrante e deliziosa. Delicata, abile e acuta come Čechov, ma con più sigarette e una frigidità emotiva tutta inglese. Non c’è nulla di superfluo, ma c’è molto da celebrare. Il mio libro di Natale preferito in assoluto. E si può leggere tutto lanno».
Rachel Joyce

«Mentre scrittrici come Barbara Pym e Jean Rhys sono state riscoperte, altre, come Farrell, rimangono nell’ombra della letteratura. Una voce forte, che ha regalato ai suoi lettori sottili piaceri. Un ritratto meravigliosamente severo di una riunione natalizia di famiglia. Assolutamente originale».
«The Guardian»

Kathleen Farrell è stata un’autrice inglese. Nata a Londra in una famiglia agiata, durante la seconda guerra mondiale lavorò come assistente per un membro del Partito Laburista. Fondò poi una sua agenzia letteraria. Ha vissuto tra gli anni Cinquanta e Sessanta con la compagna Kay Dick, frequentando i circoli letterari del tempo. Tra le amicizie illustri ricordiamo quella con Ivy Compton-Burnett. La malizia del vischio, uscito in Inghilterra nel 1951, è stato pubblicato in Italia nel 2023 da Fazi Editore.

Ferrovie del Messico

di Gian marco Griffi

Libro del mese di dicembre 2023 (n. 174)

«Parlare di Ferrovie del Messico (Laurana Editore) difficile perché è il tentativo di dare ordine a una materia che ha il suo punto di forza nel perdersi, nel rincorrere, nel disordine spazio-temporale, nell’alternanza tra realtà e fantasia fino al punto di confondere l’una con l’altra.» – Eleonora Barsotti per Maremosso

Se cercate dell’avventura, in questo romanzo ne troverete a bizzeffe. Se cercate della letteratura, con questo romanzo ne farete una scorpacciata. I luoghi e i tempi: Asti, Repubblica Sociale Italiana, febbraio 1944; su e giù per le ferrovie del Messico, tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso. I personaggi (non tutti): Cesco Magetti, milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria, tormentato dal mal di denti, incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico (l’ordine viene dall’alto, molto dall’alto); Tilde Giordano, ragazza bellissima e folle, imbevuta di letteratura, della quale Cesco si innamora all’istante e perdutamente; Steno, devotissimo fidanzato di Tilde, partigiano senz’armi; don Tiberio, prete di città confinato a Roccabianca a causa di certe sue insane passioni; Epa, cartografo samoano (delle Samoa tedesche); Adolf il Führer e la sua consorte Eva, alle prese con l’abuso di anglicismi; Angelo detto Angelino detto Angelito detto Lito Zanon, addetto cimiteriale alla bollitura di cadaveri; Mec il muto, suo sodale fin dai tempi in cui insieme costruivano ferrovie in Sudamerica; le due Marie, entrambe di nome Maria; Bardolf Graf, impiegato amministrativo, ignaro motore immobile di tutta la storia; Ettore e Nicolao, informatissimi e misteriosi clienti fissi del night club segreto l’Aquila agonizzante, prossimi ai partigiani; Gustavo Adolfo Baz, autore del volume Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México; Edmondo Bo, frenatore poeta, o poeta frenatore, o frenatore e poeta, in ogni caso alcolista e oppiomane; l’orribile Obersturmbannführer Hugo Kraas, amante dell’arte italiana, discutibile golfista e spietato SS; Giustina Decorcipo, compagna d’orfanotrofio di Ettore e Nicolao, violentata e uccisa e gettata sul bordo della strada a sedici anni; Feliciano, bambino morto.

Libro vincitore del Premio Libro dell’anno di Fahrenheit, del Premio Mastercard Letteratura e del Premio letterario Mario La Cava 2023
Con Ferrovie del Messico Gian Marco Griffi ci ha dato un grande romanzo corale, spassoso e commovente, giocoso e profondo, realistico e fantastico, avvincente senza tregua, scritto con una lingua quasi parlata, sempre cordiale tanto nel registro comico quanto in quello drammatico, e tuttavia letteratissima.

Proposto da Alessandro Barbero al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:
«Ferrovie del Messico merita di essere candidato al Premio Strega per la novità, e l’ambizione, del concetto e della trama, come per la qualità della scrittura: il romanzo è scritto in una lingua versatile e mutevole, spesso apparentemente orale ma in realtà letteratissima, che attinge a tutte le risorse dell’italiano, delle parlate regionali, dei linguaggi specialistici, e financo a gerghi furfanteschi e fantastici.
Pubblicato da un piccolissimo editore, cosa che ulteriormente giustifica la sua candidatura, ha raggiunto un vasto pubblico soprattutto grazie al passaparola dei lettori e all’entusiasmo dei librai. In un panorama letterario come quello italiano, che sembra oggi dividersi tra il racconto quasi giornalistico di «storie vere», possibilmente tragiche, e il rimuginamento sull’eterna crisi della famiglia borghese, Ferrovie del Messico si staglia con un’originalità che merita di essere segnalata.»

Gian Marco Griffi

1976, Alessandria

Gian Marco Griffi è un autore italiano. Piemontese, cresciuto a Montemagno, ha studiato filosofia all’Università di Torino. Da sempre appassionato di scrittura e dotato di una spiccata immaginazione, ha pubblicato racconti per Cadillac, Ammatula, Argo, YAWP, Scorretto Magazine.
Tra i suoi titoli ricordiamo, Più segreti degli angeli sono i suicidi (bookabook, 2017), Inciampi (Arkadia, 2019) e Ferrovie del Messico (Laurana Editore, 2022), libro candidato al Premio Strega 2023.

Le armi della luce

Di Ken Follett

Libro del mese di novembre 2023 (n. 173)

Il quinto capitolo della saga di Kingsbridge. “Le armi della luce” si svolge tra il 1792 e il 1824, un’epoca di grandissimi cambiamenti in cui il progresso si scontra con le tradizioni del vecchio mondo rurale e il governo dispotico è determinato a fare dell’Inghilterra un potente impero commerciale. A Kingsbridge l’industrializzazione si fa rapidamente strada riducendo alla miseria la maggior parte della popolazione dedita alla manifattura tessile, la principale fonte di reddito della città. La vita di un gruppo di famiglie collegate tra loro viene stravolta dalla nuova era delle macchine, mentre imperversa la guerra con la vicina Francia di Napoleone Bonaparte che giunge alla sua epocale conclusione con la battaglia di Waterloo. Scoppiano le rivolte del pane, gli scioperi e la ribellione contro l’arruolamento forzato nell’esercito. Una coraggiosa filatrice, un ragazzo geniale, una giovane idealista che fonda una scuola per bambini disagiati, un commerciante di tessuti travolto dai debiti del padre, una moglie infedele, un operaio ribelle, un artigiano intraprendente, un vescovo inetto, un ricco imprenditore senza scrupoli sono solo alcuni dei personaggi che animano questa storia indimenticabile. Eroine ed eroi carismatici combattono per un futuro libero dall’oppressione, personaggi cattivi e perversi cercano di mantenere ad ogni costo i loro privilegi in un complesso intreccio ricco di dettagli storici accuratamente documentati.

Ken Follett

Ken Follett nasce il 5 giugno 1949 nel Galles. Cresce in una famiglia unita con tre fratelli con cui si trasferisce all’età di dieci anni a Londra. Il suo interesse per la lettura è già sviluppato sin da piccolo.  Nel 1967 vince l’ammissione allo University College di Londra, dove studia filosofia e inizia a collaborare attivamente per la politica di centro-sinistra. Nel 1968 convoglia a nozze con Mary, che nello stesso anno partorirà il figlio Emanuele.

Intraprende un corso di giornalismo e inizia a collaborare come reporter a Cardiff nel South Wales Echo ma dopo tre anni rientra a Londra per lavorare nell’Evening News. Abbandona il giornalismo per diventare vicedirettore generale della piccola casa editrice di Londra Everest Books e inizia così a dedicarsi totalmente alla scrittura dei suoi romanzi. Inizia una attività prolifica scrivendo ogni sera e nei fine settimana. Nel 1978 arriva il successo con La cruna del lago, un thriller ambientato durante la Seconda guerra mondiale che lo consacra in tutto il mondo. Il libro vince l’Edgar Award e diventa un film per il grande schermo che vede come protagonisti Donald Sutherland e Kate Nelligan.

Negli anni Settanta viene coinvolto nelle attività del partito laburista britannico dove conosce Barbara Hubbard, un deputato del Parlamento che in seguito diventerà ministro della cultura nel governo di Gordon Brown. I due si innamorano e si sposano nel 1985 trasferendosi tra Londra e Stevenage (Hertfordshire), con al seguito i figli avuti dalle loro relazioni precedenti.

Ha raggiunto la prima posizione del New York Times best-seller list con molti dei suoi romanzi, tra i quali possiamo ricordare Il codice Rebecca, Un letto di leoni, Mondo senza fine, La caduta dei giganti, L’inverno del mondo, I giorni dell’eternità, La colonna di fuoco e Fu sera e fu mattina. I pilastri della Terra e La cruna dell’ago sono tra i libri più venduti di tutti i tempi raggiungendo la lista dei 101 best seller.

La forza di Ken Follett è di riuscire a passare tra i generi restando uno scrittore attento e appassionato che riesce a tenere il lettore incollato alle pagine dei suoi romanzi. Negli anni infatti è passato da thriller a romanzi di stampo storico, fino a raggiungere opere legate al mondo della tecnologia e dei disastri ambientali. Potremmo parlare di quattro serie principali che hanno occupato l’autore per alcuni anni e sono: Serie di Kingsbridge, Apples Carstairs Series, Piers Roper Series, The Century Trilogy. Il resto dei suoi romanzi possono essere letti in maniera a se stante, senza dover trovare riferimenti o richiami in altre opere precedenti.

Nel 2013 gli è stato conferito dalla Mystery Writers of America il premio Edgar Award nella categoria Grand Master per la sua straordinaria carriera di scrittore nell’ambito del genere giallo, mentre nel 2018 è stato insignito dell’onorificenza di Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico (CBE) per i suoi servizi alla letteratura.

Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca

di Maria Grazia Calandrone

Libro del mese di ottobre 2023 (n. 172)

Libro vincitore del Premio Elio Vittorini 2023 e incluso nella cinquina finalista del Premio Strega 2023
Libro finalista del Premio Alassio Centolibri, un Autore per l’Europa 2023

Dove non mi hai portata esplora un nodo intimo e complesso. Indagando la storia dei genitori grazie agli articoli di cronaca dell’epoca, Calandrone fa emergere il ritratto di un’Italia stanca di guerra ma non di regole coercitive. Un Paese che ha spinto una donna forte e vitale a sentirsi smarrita e senza vie di fuga.

1965. Un uomo e una donna, dopo aver abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi, compiono un gesto estremo. 2021. Quella bambina abbandonata era Maria Grazia Calandrone. Decisa a scoprire la verità, torna nei luoghi in cui sua madre ha vissuto, sofferto, lavorato e amato. E indagando sul passato illumina di una luce nuova la sua vita. Dove non mi hai portata è un libro intimo eppure pubblico, profondamente emozionante e insieme lucidissimo. Attraversando lo specchio del tempo, racconta una scheggia di storia d’Italia e le vite interrotte delle donne. Ma è anche un’indagine sentimentale che non lascia scampo a nessuno, neppure a chi legge. Quando Lucia e Giuseppe arrivano a Roma è l’estate del 1965. Hanno con sé la figlia di otto mesi, sono innamorati, ma non riescono a liberarsi dall’inquietudine che prova chi è braccato. Perché Lucia è fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare e che la umiliava ogni giorno, e ha tentato di costruirsi una nuova vita proprio insieme a Giuseppe. Per la legge dell’epoca, però, la donna si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Prima di scivolare nelle acque del Tevere in circostanze misteriose, la coppia lascia la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Piú di cinquant’anni dopo quella bambina, a sua volta diventata madre, si mette in viaggio per ricostruire quello che è davvero successo ai suoi genitori. Come una detective, Maria Grazia Calandrone ricostruisce la sequenza dei movimenti di Lucia e Giuseppe, enumera gli oggetti abbandonati dietro di loro, s’informa sul tempo che impiega un corpo per morire in acqua e sul funzionamento delle poste nel 1965, per capire quando e dove i suoi genitori abbiano spedito la lettera a «l’Unità» in cui spiegavano con poche parole il loro gesto. Dopo Splendi come vita, in cui l’autrice affrontava il difficile rapporto con la madre adottiva, Dove non mi hai portata esplora un nodo se possibile ancora piú intimo e complesso. Indagando la storia dei genitori grazie agli articoli di cronaca dell’epoca, Calandrone fa emergere il ritratto di un’Italia stanca di guerra ma non di regole coercitive. Un Paese che ha spinto una donna forte e vitale a sentirsi smarrita e senza vie di fuga. Fino a pagare con la vita la sua scelta d’amore.

Proposto da Franco Buffoni al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:
«Propongo la candidatura del romanzo Dove non mi hai portata di Maria Grazia Calandrone, Einaudi 2022, per il Premio Strega 2023 per due fondamentali motivi: la tenuta stilistica che non viene mai meno nelle 247 pagine del volume; la capacità dell’autrice di coinvolgere il lettore in una vicenda storica e umana al calor bianco. Già due anni fa con Splendi come vita, edito da Ponte alle Grazie, Maria Grazia Calandrone aveva visto pienamente riconosciute le proprie doti di narratrice, ben figurando nella dozzina del Premio Strega. Con questa nuova prova narrativa l’autrice, ben nota da decenni come indiscutibile voce poetica, non solo conferma le qualità di narratrice di razza allora poste in luce, ma le corrobora con una magistrale ricostruzione storica dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta: riuscendo a ricostruire ambienti e situazioni (il Molise rurale, la periferia milanese in pieno boom economico, Roma magica di altera e sconsolata bellezza) in modo altamente poetico pur se finemente realistico, e dando dei propri genitori biologici tesi verso una tragica fine un ritratto nitido, al contempo profondamente partecipe, ferocemente oggettivo e emblematico nella sua attualità.»

Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, artista visiva, autrice e conduttrice Rai, scrive per «Corriere della Sera» e tiene laboratori di poesia nelle scuole e nelle carceri. Ha pubblicato numerosi libri di poesia tra cui: La scimmia randagia (Crocetti 2003 – premio Pasolini Opera Prima), Come per mezzo di una briglia ardente (Atelier 2005), La macchina responsabile (Crocetti 2007), Sulla bocca di tutti (Crocetti 2010 – premio Napoli), Atto di vita nascente (LietoColle 2010), La vita chiara (transeuropa 2011), Serie fossile (Crocetti 2015 – premi Marazza e Tassoni, rosa Viareggio), Gli Scomparsi (pordenonelegge 2016 – premio Dessì), Il bene morale (Crocetti 2017 – premi Europa e Trivio), Giardino della gioia (Mondadori 2019). Tra le opere in prosa ricordiamo invece, Splendi come vita (Ponte alle Grazie, 2021), Versi di libertà – trenta poetesse da tutto il mondo (Mondadori, 2022) e Dove non mi hai portata – Mia madre, un caso di cronaca (Einaudi, 2022) libro candidato al Premio Strega 2023.

Le rive della collera

Libro del mese di settembre 2023 (n. 171)

Ambientato nel cuore dell’Oceano Indiano, il romanzo pluripremiato di Caroline Laurent porta alla luce un dramma storico poco conosciuto – la deportazione degli abitanti di Diego Garcia, isola dell’arcipelago delle Chagos, che viene data in affitto dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti per farne una grande base militare – e ci offre il quadro di un amore impossibile.

«Un romanzo di Caroline Laurent riporta alla luce le sofferenze dei nativi costretti a lasciare il loro arcipelago nell’Oceano Indiano per fare posto a una base militare americana.» – La Lettura

«Le rive della collera di Caroline Laurent è un romanzo che vuole essere un faro in mezzo all’Oceano Indiano, oggi stipato di resort e di turismo di massa. Per accendere la luce su una storia sconosciuta eppure ripetuta mille volte a partire dai Meli di Tucidide: il diritto negato ai piccoli ma fieri di esistere. E di amare.» – Tuttolibri

Marzo 1967. Marie-Pierre Ladouceur vive a Diego Garcia, nelle isole Chagos, un arcipelago annesso alle Mauritius, fino a quel momento colonia britannica. Va a piedi nudi, libera e senza freni. Incontra Gabriel, un mauriziano che è venuto ad assistere l’amministratore coloniale. Un uomo di città. Un’eleganza incredibile. Nell’arco di pochi mesi, Mauritius diventa indipendente dopo centocinquantotto anni di dominazione britannica, ma le isole Chagos restano alla Gran Bretagna. A poco a poco, la vita quotidiana cambia e il buio avanza, fino al giorno in cui i soldati convocano gli abitanti dell’isola sulla spiaggia. Hanno solo un’ora per abbandonare la loro terra, i loro animali, le loro case, i loro legami. E per quale motivo? Per andare dove? Dopo lo strazio arriva la rabbia, e con essa la rivolta. Presto, arriverà anche il tempo della giustizia. Libro vincitore di diversi premi letterari tra cui, il Prix Maison de la Presse 2020, il Prix du Roman Métis des Lecteurs 2020, il Prix Cardinal Perraud 2021 e il Prix Y’a qu’à lire 2021.

Recensione di “Cime tempestose”

“Emozionante, commovente. Vero.”

“La riva della collera” drammatico, crudo, forte. Un romanzo storico-attuale, si svolge tra l’isola Diego Garcia, atollo dell’arcipelago Chagos, e l’isola Mauritius. Queste sono colonie inglesi. Nel 1967 il Regno Unito concede all’isola Mauritius l’autogoverno ma… questo sembra avere un prezzo perché le isole Chagos rimangono una colonia inglese. E perché? Nel 1966 il Regno Unito fa un accordo con gli U.S.A. e gli concede l’arcipelago Chagos e l’isola Diego Garcia per la sua grandezza e la posizione privilegiata è diventata la base aerea e navale più importante d’ America. Il romanzo è scritto e intrecciato molto bene. Gabriel giovane e timido nativo delle Mauritius, trova lavoro a Diego Garcia come assistente amministratore, conosce la bella Marie nativa dell’isola, si innamorano e… Due vite un destino intrecciato dall’isola Diego Garcia. Un popolo tradito, ingannato, deportato e una guerra che ancora non è finita. Un romanzo commovente, emozionante. Vero.

CAROLINE LAURENT

Nata nel 1988, professoressa associata di Letteratura Moderna alla Sorbona, Caroline Laurent è franco-mauriziana. Dopo il successo del libro scritto insieme a Evelyne Pisier, Et soudain, la liberté (Prix Marguerite Duras; Grand Prix des Lycéennes de ELLE; Prix Première Plume), tradotto in diversi paesi (in Italia: La libertà all’improvviso, Edizioni Paginauno 2020), ha scritto un secondo romanzo, Le rive della collera, basato sulla sua storia personale. A capo della sua agenzia letteraria indipendente, Caroline Laurent è anche membro della Commissione Vie Littéraire del CNL, il Centro Nazionale del Libro francese, dal 2019. Nel 2022 è uscito in Francia il suo ultimo romanzo, Ce que nous désirons le plus.

La mia babele

di Marcello Fois

libro del mese di agosto 2023 (n. 170)

Una nascita rocambolesca, un battesimo in articulo mortis che gli regala almeno tre nomi, un’infanzia da predestinato alla gloria in quanto figlio unico, un difficile apprendistato da «sardoparlante» (per di più con gli occhiali) nella scuola di lingua italiana, una precoce lettura del Conte di Montecristo senza sapere cosa fosse un abate…

La storia del protagonista di questo libro, che forse ne è anche l’autore, è segnata da un’incessante lotta con l’angelo, e l’angelo è il linguaggio.

Inutile stupirsi se, dopo un breve e infelice passaggio a Medicina, la scelta sarà laurearsi in Italianistica, in una Bologna illuminata dalla predicazione laica di Ezio Raimondi, per poi diventare scrittore, per di più tradotto all’estero.

Si aprono così le porte di una Babele popolata di esseri strani, i traduttori, il cui compito preciso sembra essere travisare ciò che scrivi, ma nel modo giusto: perché tradurre significa tradire, per far vivere il testo non solo in un’altra lingua ma in un’altra cultura. E il testo, si suppone, ringrazia; ma l’autore?

La vita diventa letteratura, che a sua volta innerva la vita: accade nelle pagine di questo memoir letterario in cui si rincorrono ricordi d’infanzia e storia sociale, incontri e autoanalisi, avventure in terra italiana e straniera e riflessioni attraverso le lingue, non solo d’Europa.

In un racconto che per esser vero non è tuttavia meno apocrifo, Marcello Fois conduce il lettore all’appuntamento più importante, quello con la parola giusta, capace di illuminare una pagina come una vita.

Libri di Marcello Fois

Marcello Fois

1960, Nuoro

Marcello Fois, scrittore, vive a Bologna da molti anni. Laureato in Italianistica, è un autore prolifico, non solo in ambito letterario, ma anche nel campo teatrale, radiofonico e della fiction televisiva.
Esordisce nel 1992 con il romanzo Picta, vincitore del Premio Italo Calvino, e Ferro recente. A questi sono seguiti numerosi altri libri (e altri premi), tra cui Nulla (Il Maestrale, 1997, Premio Dessì), Sempre caro (Il Maestrale – Frassinelli 1998, Premio Scerbanenco-Noir in festival e Premio Zerilli-Marimò, poi ripubblicato da Einaudi nel 2009), Gap (Frassinelli, 1999), Sangue dal cielo (Il Maestrale – Frassinelli, 1999), Dura madre (Einaudi, 2001), Piccole storie nere (Einaudi, 2002), L’altro mondo (Frassinelli-Il Maestrale, 2002), Materiali (Il Maestrale, 2002), Tamburini (Il Maestrale, 2004), Memoria del vuoto (Einaudi, 2007, Premio Super Grinzane Cavour, premio Volponi e premio Alassio), Stirpe (Einaudi, 2009), Nel tempo di mezzo (Einaudi 2012, finalista al Premio Strega e al Premio Campiello), L’importanza dei luoghi comuni (Einaudi 2013), Luce perfetta (Einaudi 2015), Quasi Grazia (Einaudi 2016), Del dirsi addio (Einaudi 2017). Del 2006 è la raccolta di poesie L’ultima volta che sono rinato. Nel 2014 esce per Rizzoli I semi del male, scritto con Carlo Bonini, Sandrone Dazieri, Giancarlo De Cataldo, Bruno Morchio ed Enrico Pandiani.
Come sceneggiatore ha lavorato alle serie televisive Distretto di polizia e Crimini, e ad alcuni film, tra cui ricordiamo Ilaria Alpi (regia di Ferdinando Vicentini Orgnani, 2003), Certi bambini (regia di Andrea e Antonio Frazzi dal romanzo di Diego De Silva, 2003) e L’ultima frontiera (regia di Franco Bernini, 2006). 
Con Giulio Angioni e Giorgio Todde è fra i fondatori del festival letterario L’isola delle storie di Gavoi.